Quando accolgo, nella mansione che svolgo ai musei, turisti desiderosi e curiosi di visitare il nostro sito, la cosa che più noto con grande piacere è l’immagine di sereno stupore che leggo nei loro occhi non appena lo sguardo poggia su cotanta bellezza. In questo palazzo cinquecentesco si potrebbero perdere ore, addirittura giorni, per assaporare la storia di decenni fa ma perché le opere che ospita rapiscono l’attenzione del visitatore… dai preziosi dipinti alle maestose sculture, ogni opera trasmette vita di una leggenda vissuta…
Famosa non solo per gli affreschi che offre, al primo piano la Sala degli Orazi e Curiazi fu testimone della nascita dell’Unione Europea con la firma nel 1956 del trattato di Roma. Giuseppe Cesari detto ”Cavaliere D’Arpino” si occupò di affrescare le imponenti pareti della sala (1595-1640), ricordiamo oltre alla Battaglia degli Orazi e Curiazi, il ritrovamento della Lupa, Romolo che traccia il solco della Roma quadrata, il Ratto delle Sabine.
Proseguendo incontriamo le donazioni fatte da Papa Sisto IV alla collezione capitolina: dall’opera bronzea molto celebre “Cavaspina” detto Spinario (I secolo), al “Bruto Capitolino” (300-275 a.C.), il Camillo (I secolo d.C.) e la Lupa (V sec. a.C.). Quest’ultima ammirata da milioni di visitatori, considerata il simbolo di Roma, con l’aggiunta più tardi, si pensi come autore il Pollaiolo, dei due gemelli Romolo e Remo, sfamati dalla stessa.
Come il Papa Urbano VIII (1635-40) opera di marmo, del Gianlorenzo Bernini, posto all’estremità della Sala Orazi e Curiazi, da non perdere la sua emozionante Medusa (1630), busto di marmo con capelli di serpenti che ci riporta alla mitologia greca. Altro protagonista della raccolta capitolina è la statua equestre in bronzo dell’Imperatore Romano Marco Aurelio (176 d.C.), ove la copia domina la Piazza del Campidoglio riproducendo fedelmente le linee bronzee dello stesso.
Ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere la beltà che sprigiona tale museo. Altra perla miliare, è la Pinacoteca Capitolina con i suoi dipinti così espressivi … da Tintoretto al Battesimo di Cristo del Tiziano (1512 circa), l’ineguagliabile Michelangelo Merisi detto Caravaggio con la Buona Ventura (1593-95) e il candido San Giovanni Battista (1602-03), Romolo e Remo di Rubens (1616 circa), i diversi dipinti del Guercino, il “Ritratto dei fratelli de Wael” (1627-29) del Van Dyck e “L’autoritratto” (1649-51) di Diego Velàsquez.
Dopo questa visita fra i caldi colori della Pinacoteca, un piccolo break si può concedere deliziandosi dello splendido e suggestivo panorama che offre la Terrazza Caffarelli sulla nostra amata Roma.
Passando poi attraverso la galleria lapidaria, sottopassaggio situato sottostante Palazzo Senatorio dove ha sede il 1° cittadino, la quale collega i due Palazzi, Palazzo Conservatori a Palazzo Nuovo, si può accedere alle perfette lineari sculture di Palazzo Nuovo. La bellissima Fontana del Marforio (I sec.) di recente restaurazione, per arrivare al piano superiore dove troviamo, a mio parer, la più Bella scultura dei Musei Capitolini, il Galata Morente (230-220 a.C.) affascinate rappresentazione di un Gallo in procinto di morire, Amore e Psiche (II sec. A.C.) e la suadente e formosa Venere Capitolina (IV sec. A.C.).
Insomma cari amanti dell’arte e non, sarebbe un grave errore non respirare l’aria di antico e di storia che pervade i Musei Capitolini… Un tuffo fra la perfezione delle linee e la sensazione di trovarsi immersi nella quotidianità di quell’epoca…
Elisa Petullà